venerdì 21 gennaio 2011

Inceneritore Marangoni in revisione - Scadono dopo 10 anni le autorizzazioni Appa

Estratto dal quotidiano: "L’Adige" venerdì 21/01/2011, pag. 29, autore: B. B.


















Monitorare costantemente la qualità dell'aria in zona industriale

Monitorare costantemente la qualità dell'aria in zona industriale. La richiesta è stata nuovamente presentata l'altro giorno dai residenti di Lizzana, durante l'incontro fra la Circoscrizione e la giunta Miorandi. Chi abita nelle vicinanze degli stabilimenti è preoccupato in particolare dai termovalorizzatori della Marangoni. Recentemente, inoltre, è stata rilevata una fuoriuscita di fumi dallo stabilimento che ha spaventato molti. Sulla eco-affidabilità degli inceneritori degli pneumatici per produrre energia elettrica, mette la mano sul fuoco l'amministratore delegato della Marangoni, l'ing. Roberto Tamma. Quanto al resto, specifica l'ad, si tratta pur sempre di attività industriale: «L'utilizzo di bicarbonato usato per la rigenerazione dei pneumatici, ad esempio, può produrre fumi bianchi più densi, ma che non costituiscono certo un pericolo». Tornando ai due inceneritori (operano in linea: uno dedicato agli pneumatici normali, l'altro a quelli di grandi dimensioni, ed hanno tre camini) sono stati realizzati nel 1996 e nel 1999. Si tratta di impianti che necessitano una «autorizzazione alle emissioni in atmosfera» soggetta a scadenza ogni 15 anni. Ma nel caso dei termovalorizzatori la norma è più restrittiva, perché si tratta di lavorare dei rifiuti. L'autorizzazione va dunque rinnovata, presentando domanda all'Appa, 6 mesi prima della scadenza, che oggi è di 10 anni (prima era di 5). La Marangoni ha presentato richiesta di rinnovo nei tempi previsti dalla normativa e oggi la pratica per i due impianti in linea è in fase di istruzione. Ma cosa può succedere a questo punto? «L'autunno scorso - spiegano all'Unità operativa dell'Appa che si occupa delle autorizzazioni - gli ispettori del Laboratorio aria dell'Agenzia per l'ambiente hanno provveduto a una serie di analisi e controlli sulle emissioni della Marangoni. Ora al nostro ufficio spetta valutare se i dati riguardanti gli inquinanti rientrano nei parametri di legge e se, nel frattempo, è cambiata la normativa e si sono sviluppate tecnologia migliori per trattare quel tipo di rifiuti». Quindi il vostro ufficio può dare il visto al proseguimento dell'attività o, in mancanza dei presupposti, non rinnovare l'autorizzazione, o infine imporre delle prescrizioni? «Certo se i risultati delle analisi fossero disastrosi e imponessero un totale rifacimento dell'impianto di filtraggio, con una spesa spropositata rispetto alle potenzialità economiche dell'azienda, si potrebbe anche emettere un provvedimento di chiusura. Come pure il rinnovo potrebbe essere condizionato ad una prescrizione di aggiornamento alla luce di nuove norme o della possibilità di più efficienti tecnologie. In questo caso verrebbero date delle scadenze per provvedere agli aggiustamenti, considerando i tempi di progettazione e realizzazione per un lavoro fatto con la dovuta cura, ma anche la congruità con il fatturato dell'azienda. Se tutto invece è in regola, si provvede al rinnovo senza altri oneri». Per la Marangoni siete ancora in fase istruttoria, ma c'è la possibilità che nelle eventuali prescrizioni ci possa essere anche l'obbligo di fornire i dati delle emissioni on line? «Sì, stiamo pensando ad una soluzione di questo tipo, ma per una comunicazione in tempo reale limitata fra azienda e Appa. Oggi infatti la Marangoni raccoglie i suoi dati e li invia, con una relazione accompagnatoria, una volta all'anno ai nostri uffici. Noi valutiamo questo faldone e lo inviamo poi al Ministero. Avendo i dati giorno per giorno in tempo reale, questo lavoro sarebbe molto più semplice e preciso, per la tranquillità di tutti». B. B.

L’Adige 21/01/2011


La Marangoni > L'ad Tamma:«Rilevamenti 24 ore su 24»

«Autocontrolli validati»

«La psicosi che si è creata sui termovalorizzatori in generale va superata. I nostri impianti sono costantemente controllati, i dati sulle emissioni nell'aria che raccolgono sonde e sensori vengono validati da società di certificazione terze rispetto alla Marangoni, inviamo report agli enti territoriali, Provincia di Trento e Comune di Rovereto, e siamo sottoposti a periodici controlli dell'Appa. Anche i Noe dei Carabinieri e l'Ispra di Roma (è l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) hanno effettuato delle verifiche da quando abbiamo iniziato a bruciare pneumatici per produrre energia in una fabbrica che, per definizione, è "energivora".» Così l'amministratore delegato di Marangoni meccanica e tecnologia, l'ing. Roberto Tamma difende la sicurezza dei due termovalorizzatori che a Rovereto lavorano in linea nello stabilimento della zona industriale. Ma i dati sulle emissioni li rilevate voi con i vostri strumenti... «Sì, ma ripeto, la validazione dei dati è affidata a società di certificazione e le verifiche esterne sono continue e diversificate. In Trentino c'è molta serietà per queste cose. E siano preparati a suonare l'allarme sui sistemi di rilevazione se non funzionano. I sensori, le sonde, i termometri vengono monitorati in modo che i dati prodotti siano sempre esatti». Quando hanno cominciato a funzionare i termovalorizzatori? «Sono in linea: uno brucia gli pneumatici da auto, l'altro quelli di grandi dimensioni. Sono entrati in linea a fine 1996 e a fine 1999. Quando vennero inaugurati, ricordo che arrivò il professor Viviano dell'Istituto superiore della Sanità. Ebbene, da qualificato osservatore, disse che impianti così validi per il filtraggio bisognerebbe averne di più». Ma, vista l'età, forse oggi mostrano qualche limite... «Sono stati continuamente aggiornati nella parte riguardante il filtraggio dei fumi, con una tecnologia fra le più avanzate al mondo, che potrebbe trattare anche rifiuti più impegnativi dei nostri. Non dobbiamo pensare ad uno pneumatico che brucia all'aperto, sprigionando fumo denso e appiccicoso. Noi lavoriamo a temperature altissime, 1200 gradi, e quindi il carbonio si cristallizza ed è talmente puro che può servire anche a realizzare certi cosmetici come il fard. Tornando alla attualità dell'impianto, va anche detto che tempo fa la Provincia ci aveva chiesto di ridurre ulteriormente le già basse emissioni dei nostri termovalorizzatori. E lo abbiamo fatto. Ora siamo veramente molto lontani anche dai massimi europei». Avete delle certificazioni ambientali? «Certo, a cominciare dalla prestigiosa Emas e poi la Iso 1400. Sulle certificazioni siamo sempre stati all'avanguardia». Bruciare per produrre energia, ma solo per voi? «Usiamo molta energia per le nostre lavorazioni, ma una parte, la sera, va a finire nella rete comune». B. B.

L’Adige 21/01/2011


La differenza > Le emissioni del termovalorizzatore Marangoni consultabili da tutti

Ad Anagni i dati sono on line

La Marangoni ha un altro stabilimento in Italia, ad Anagni in provincia di Frosinone. Anche qui l'azienda ha installato un termovalorizzatore che brucia pneumatici per produrre energia elettrica. La fabbrica, rispetto a Rovereto, è fuori dall'abitato, ma i dubbi sulle emissioni hanno prodotto la creazione di diversi comitati popolari, che vigilano con estrema attenzione sull'ambiente e la salute. La pressione esercitata dall'opinione pubblica ha prodotto lo stop, già deciso dalla conferenza dei Servizi e poi avallato in prima istanza dal Tar, di un progetto che prevedeva la combustione nel termovalorizzatore, oltre che dei pneumatici, anche delle carcasse in plastica delle auto. E ad Anagni l'azienda fornisce pubblicamente on-line sul suo sito i dati di rilevamento inquinanti forniti dalle sonde che vigilano sui camini filtranti. Dati, va detto, ampiamente sotto i limiti di legge. Ma perché ad Anagni sì e a Rovereto no? «Ad Anagni - spiega l'amministratore delegato di Marangoni meccanica e tecnologia, l'ing. Roberto Tamma - abbiamo avuto problemi con la trasmissione dei nostri dati agli enti territoriali. E così per evitare che le relazioni periodiche si perdessero, come è accaduto in Comune, abbiamo deciso di avviare questo metodo di trasmissione on line, per comodità e sicurezza nostra e loro. Detto questo, va aggiunto che a Rovereto non abbiamo ancora un sito specifico per questo tipo di comunicazioni». B. B.

L’Adige 21/01/2011

l'accusa

Alla riunione di un anno fa era stato Alberto Galli, allora presidente della Circoscrizione, a sollevare il problema: «Dalla lettura dei dati provinciali, si evidenzia una percentuali più alta della norma per alcuni tipi di tumore nella zona. È possibile saperne di più e capire se vi sia relazione con la vicinanza delle fabbriche?» Pacher rispose che questo tipo di incidenze derivano da fattori diversi, non sempre individuabili.

L’Adige 21/01/2011


La situazione

Il 17 marzo 2010, nella affollata assemblea a Lizzana, il direttore dell'Appa Fabio Berlanda aveva detto: «Il monitoraggio della Marangoni è un monitoraggio aziendale interno, nel senso che i controlli, sia in ciclo che in camino, vengono svolti direttamente dall'azienda stessa. Però - disse Berlanda - l'azienda ha l'obbligo di trasmettere all'Appa il report delle emissioni rilevate, una volta all'anno».

L’Adige 21/01/2011

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